msg. dal covo sicuro

realitycheck

*BBS, lo “slow” internet esiste ancora!*

Nel lontano 1994, quanto ho avuto il mio primo modem a 14,4 baud,
improvvisamente ho scoperto che il mio PC non era una macchina isolata dal
resto del mondo, condannata a essere spippolata soltanto dalle mie mani: era un
individuo in una rete telematica.

Rete che tuttavia non era Internet, ne’ era in tempo reale come oggi
giustamente pensiamo. Si trattava di una rete di BBS, la FidoNET, una rete
globale asincrona, che permetteva la connessione di due modem alla volta, che
si passavano i pacchetti di dati (file e testo), cosi’ come una catena umana si
passa dei sacchi di farina per riempire un magazzino. Con velocita’ oggi
inimmaginabili (14,4 kb/s) ho avuto accesso alla mia prima e-mail, ho scaricato
le mie prime immagini, giochetti, crack, persino un software per leggere
offline alcuni dei numerosi forum online. Insomma, ero connesso con il Mondo,
io nella mia stanza alle 3 di notte invece di fare i compiti di fisica.

Questa sensazione di intimita’ informatica, di connessione con persone pensanti
tramite PC, si e’ rapidamente persa con l’arrivo del primo sito web e del primo
browser (Tiber, se non ricordo male). Nel giro di poche notti ho dimenticato la
mia FidoNET e Insonnia, una BBS di Trieste alla quale mi ero affezionato. Ma
l’imprinting e’ rimasto: il gusto per la scrittura sul terminale, senza
fronzoli, immagini, animazioni, pop-up, video, e tutto cio’ che oggi
consideriamo i contenuti di internet.

Ho scoperto con gioia che esistono ancora molte BBS. Sto scrivendo questo da
una di esse, e lo sto inviando via e-mail. E improvvisamente mi trovo… in un
covo sicuro. Ho trovato la mia tana, un buco sicuro nell’universo on-line dove
la tecnologia va alla mia velocita’ e non il contrario. Dove leggo cio’ che
altre persone pensano sia valsa la pena di scrivere, dove non vengo istigato,
strattonato da pubblicita’, clickbait, dove non mi si chiede a cosa sto
pensando o di pubblicare la mia storia. Un posto, nel cyberspazio (qui questo
termine non e’ obsoleto), dove si lotta ancora con le lettere accentuate, i
menu sono testuali, e c’e’ tempo per pensare e scrivere.

Se avete voglia di scrivermi con calma, interagire senza frenesia ne’ pretese
che vi risponda in giornata, contattatemi via telnet://realitycheckbbs.org dove
sono @Miloz, o scrivetemi a milos.malinic@realitycheckbbs.org -> solo testo,
niente allegati.

Cordialmente.
@Miloz

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Il nostro social-presente iconico che ci maschera

Mostriamo, ostentiamo invece di raccontare. E’ l’abitudine — temporanea come tutte le mode — che ci stiamo costruendo con i social network.

Prendo come esempio Facebook, Instagram e Twitter, come i più rappresentativi delle rispettive categorie. Le foto e i post che pubblichiamo mostrano: quanto siamo felici, belli, intelligenti, quanto ci divertiamo, quanti simpatici amici abbiamo, quanto è BELLO ciò che stiamo mangiando, fino a infilare sequenze di vere e proprie immagini-icona (accendino, orologio, lampione, finestra, tramonto, ecc…). Il modo in cui lo raccontiamo è quasi sempre preso dalla pubblicità: ci siamo formati lo sguardo sul mondo così!

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Esempio: food e fashion blogger stanno emulando le pagine delle riviste patinate; una ragazza che si fotografa in mutande, coperta con un enorme maglione di lana, seduta accovacciata sugli elementi di una cucina, mentre legge un libro con in mano una tazza… cosa sta citando? Il catalogo dell’IKEA.

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