Come mangeremo domani? – III

Come mangeremo domani? – III

Ci hanno provato gli svizzeri con il referendum sul “reddito di cittadinanza”, al cui la maggioranza ha detto ‘NO’. Ma almeno hanno sollevato la questione.

Il referendum promosso da un imprenditore di Basilea, Daniel Hani, e appoggiato da sindacati e altri imprenditori del ICT, si è proposto di introdurre il “reddito di cittadinanza” o meglio “reddito base universale” di 2500 franchi svizzeri per tutti.

La premessa per questa proposta, che qualcuno chiama “soldi in cambio di nulla”, è che grazie alla robotizzazione della produzione ai cittadini prima o poi rimarrà esattamente NULLA per poter conquistarsi un reddito. Grazie ai servizi dei robot e alle fabbriche automatizzate, li lavoro umano non ha più valore: la forza lavoro è sostituita dai mezzi di produzione intelligenti. Continua a leggere “Come mangeremo domani? – III”

Pubblicità

Post referendum chill

Meno male che è fallito questo referendum sulle trivelle! Ma non per le trivelle…

Dalle reazioni indignate e disgustate di molti che hanno votato SÌ, espresse dopo i risultati, è chiaro che non hanno capito il merito di cosa stavano votando, né hanno capito il basilare meccanismo del referendum abrogativo, e tanto meno gli elementari principi della democrazia.

1. Il referendum NON era fatto per salvare il mare, l’ambiente, le spiagge, il turismo, le fonti rinnovabili, i pinguini, gli orsi polari, l’energia orgonica e la memoria dell’acqua. Chi crede invece di sì, ha qualche problema di comprensione.

2. La legge pone l’onere del quorum del referendum abrogativo sui cittadini che vogliono abrogare una norma, e dà l’opzione del non voto a chi non vuole cambiarla. Solo se i primi sono effettivamente una maggioranza, la norma sarà abolita. Chiarita la regola del gioco, che è uguale per tutti, uno agisce di conseguenza. Si può cambiare la regola? Certamente, ci vuole una riforma costituzionale.

3. Se ci si accorge in fine di essere in minoranza, ciò non significa che tutti gli altri siano idioti. Soprattutto non mi pare che un singolo quesito referendario debba scolpire nella pietra la divisione “noi-voi” tra i cittadini, perché i quesiti referendari NON sono partiti politici con i loro bei bacini di voti.

Se non si capiscono queste tre cose, e si va a votare ugualmente, non si fa il bene della collettività. Sì, tutti abbiamo il diritto di essere ignoranti e cretini, ma se non esercitiamo tale diritto durante il voto, è meglio.

Perché il referendum #NOTRIV è una cavolata

E’ un referendum abrogativo. E’ inutile. E’ una presa in giro. E’ l’emblema dell’ipocrisia occidentale.

Il vasto movimento #NOTRIV, di cui fanno parte cittadini e associazioni ambientaliste, ha promosso il referendum abrogativo per bloccare le trivellazioni petrolifere nei mari italiani (entro 12 miglia dalla costa). Abrogativo = se vuoi che non si trivelli devi votare SI’.

Ok, risolveremo così i problemi ambientali? No, neanche un po’, ma proprio zero!

Cerco di contro-argomentare seguendo i 6 punti presentati sul sito di Greenpeace. Continua a leggere “Perché il referendum #NOTRIV è una cavolata”