Terza Guerra mondiale? Potrebbe essere catastrofica, ma non tragica

Nato, Russia e Cina sono schierate. Manca solo la volontà politica di scatenare una guerra che sarebbe globale e che ci auguriamo non arrivi mai. Ma come potrebbe essere oggi la Terza Guerra mondiale? Sopravvivrebbero veramente solo alcuni tipi di insetti e licheni? O neanche loro? Secondo me potrebbe avvenire tutto senza vittime umane, ma con effetti comunque catastrofici per l’umanità.

E’ ovvio per tutte le parti in conflitto che le vittime umane (proprie) sono il principale problema, e in una guerra convenzionale o nucleare di mutua distruzione assicurata sono di fatto inevitabili. In generale, più atrocità si infliggono, più se ne subiscono. Come allora sconfiggere il nemico senza morirci? Da Sun Tzu ai supergenerali galattici al primo posto c’è “l’arte” di fare in modo che il nemico accetti senza combattere le nostre condizioni: ci sono modi e modi, la diplomazia è il modo migliore. Poi c’è “l’arte” di rendere materialmente impossibile o economicamente non più accettabile la prosecuzione della guerra al nemico, condurlo in una situazione in cui qualsiasi cosa faccia può essere solo peggio della resa stessa.

Penso che questa via così stretta, con il livello tecnologico oggi necessario per l’esistenza delle nostre società, sia in realtà il vero campo di battaglia. In caso di guerra guerreggiata tra superpotenze dello stesso livello è quasi certo che la prima vittima sarà la tecnologia, in particolare le comunicazioni e le reti satellitari.

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Se tornasse la Guerra Fredda, che succederebbe a Internet?

*** originariamente pubblicato sulla fu Newsagenda.it il 10/03/2014

Se dovesse rinascere la Cortina di Ferro, sarà accompagnata da una “Cortina Digitale”? O Internet avrà la forza di prevenire l’esplosione stessa della nuova Guerra Fredda?

Internet, oggi rete informatica globale, è figlia della Guerra Fredda. Nata negli Stati Uniti come infrastruttura di comunicazione e comando decentralizzata pensata per sopravvivere ad un attacco nucleare. Negli anni ’70 la guerra cibernetica non era un problema: tutti i computer connessi erano “amici” e i protocolli usati in Internet (ARPAnet) erano basati sulla “fiducia”. Quindi vulnerabili per chi li volesse sfruttare in senso distruttivo, ancora oggi questo è un problema. Non collegando i blocchi, la Rete quindi non era un “campo di battaglia”.

Oggi Internet collega tutto il mondo, comprese le potenze di quello che –a seconda degli sviluppi in Ucraina– rischia di diventare una nuova Guerra Fredda. Questa volta, quindi, si pone eccome il problema della vulnerabilità delle infrastrutture informatiche, perché da canale di comunicazione, Internet è anche un veicolo di aggressione informatica. E’ già successo, e sta nuovamente succedendo in queste ore tra Russia e Ucraina. E’ ovvio che, qualora “scoppiasse” la Guerra Fredda tra Russia e Nato, le dorsali dati diverrebbero estremamente “calde”.

Cosa succederà quindi alla Rete globale se le potenze decideranno di confrontarsi in maniera “classica”? Ecco alcuni scenari possibili.

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Direttiva copyright. L’insostenibile leggerezza dell’editore

Direttiva copyright. L’insostenibile leggerezza dell’editore

Di chi è veramente il lavoro non pagato? E chi non paga chi?

Non voglio discutere tutta la direttiva europea sul copyright appena bocciata: è troppo complessa. Voglio solamente ragionare su alcune posizioni a favore della direttiva, espresse dagli editori italiani (Fieg) che sostiene che il copia-incolla, gli snippet, e i link ai loro contenuti gratuiti pubblicati on-line sarebbero un abuso del lavoro altrui.

  1. Tolgano i contenuti gratuiti. Facciano come ha fatto, per esempio, il Manifesto o riviste internazionali come Foreign Affairs, e via. Così, nessuna condivisione non pagata.
  2. Tolgano i bottoni “condividi” dai siti.
  3. Tolgano dai propri siti le API per gli snippet, e i feed RSS per gli aggregatori.

I contenuti gratuiti non li producono gli editori, ma i giornalisti. Pensate che l’editore paghi tante volte il pezzo al giornalista quante viene pubblicato sulle testate del gruppo?
Ovviamente no. 
Se il giornalista scrive, per esempio, per il Piccolo di Trieste, lo pagano per questo, ma poi il pezzo può essere pubblicato anche sul sito, e su N testate e siti del gruppo Gedi a seconda dell’interesse. Il giornalista è però PAGATO IN VISIBILITA’… wow!

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msg. dal covo sicuro

realitycheck

*BBS, lo “slow” internet esiste ancora!*

Nel lontano 1994, quanto ho avuto il mio primo modem a 14,4 baud,
improvvisamente ho scoperto che il mio PC non era una macchina isolata dal
resto del mondo, condannata a essere spippolata soltanto dalle mie mani: era un
individuo in una rete telematica.

Rete che tuttavia non era Internet, ne’ era in tempo reale come oggi
giustamente pensiamo. Si trattava di una rete di BBS, la FidoNET, una rete
globale asincrona, che permetteva la connessione di due modem alla volta, che
si passavano i pacchetti di dati (file e testo), cosi’ come una catena umana si
passa dei sacchi di farina per riempire un magazzino. Con velocita’ oggi
inimmaginabili (14,4 kb/s) ho avuto accesso alla mia prima e-mail, ho scaricato
le mie prime immagini, giochetti, crack, persino un software per leggere
offline alcuni dei numerosi forum online. Insomma, ero connesso con il Mondo,
io nella mia stanza alle 3 di notte invece di fare i compiti di fisica.

Questa sensazione di intimita’ informatica, di connessione con persone pensanti
tramite PC, si e’ rapidamente persa con l’arrivo del primo sito web e del primo
browser (Tiber, se non ricordo male). Nel giro di poche notti ho dimenticato la
mia FidoNET e Insonnia, una BBS di Trieste alla quale mi ero affezionato. Ma
l’imprinting e’ rimasto: il gusto per la scrittura sul terminale, senza
fronzoli, immagini, animazioni, pop-up, video, e tutto cio’ che oggi
consideriamo i contenuti di internet.

Ho scoperto con gioia che esistono ancora molte BBS. Sto scrivendo questo da
una di esse, e lo sto inviando via e-mail. E improvvisamente mi trovo… in un
covo sicuro. Ho trovato la mia tana, un buco sicuro nell’universo on-line dove
la tecnologia va alla mia velocita’ e non il contrario. Dove leggo cio’ che
altre persone pensano sia valsa la pena di scrivere, dove non vengo istigato,
strattonato da pubblicita’, clickbait, dove non mi si chiede a cosa sto
pensando o di pubblicare la mia storia. Un posto, nel cyberspazio (qui questo
termine non e’ obsoleto), dove si lotta ancora con le lettere accentuate, i
menu sono testuali, e c’e’ tempo per pensare e scrivere.

Se avete voglia di scrivermi con calma, interagire senza frenesia ne’ pretese
che vi risponda in giornata, contattatemi via telnet://realitycheckbbs.org dove
sono @Miloz, o scrivetemi a milos.malinic@realitycheckbbs.org -> solo testo,
niente allegati.

Cordialmente.
@Miloz

E’ che neppure il terrorismo funziona più…

L’obiettivo dei terroristi è colpire i cittadini, perché questi costringano i loro governanti a fare o non fare qualcosa. Ma questo meccanismo si è rotto da un bel po’.

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Brutte notizie per i candidati terroristi-kamikaze: non solo non andrete in paradiso (qualora esistesse), ma il vostro martirio sarà inutile, perché non cambierà nulla. Al massimo qualcuno si farà un selfie.

Nella catena ‘attentato -> reazione popolazione -> azione di governo’, due sono i punti di rottura possibili, e ricorrono oramai sistematicamente. Continua a leggere “E’ che neppure il terrorismo funziona più…”

“No, credimi: tu non vuoi sapere che ore sono. Tu vuoi il latte!”

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Siamo nel 2015. E abbiamo orologi che ci dicono che il telefono ha ricevuto un messaggio dal frigo che segnala che il latte è scaduto e che è stato informato da Google che nel supermercato, accanto a quale sto passando in auto, c’è il latte in offerta.

Mi chiedo come lo spiegherei oggi a mio nonno — classe 1905 — che l’orologio manco lo portava, il frigo l’ha avuto appena negli anni ’60, il telefono mai, a prendere il latte ci andava ogni 2 giorni a piedi (5km andare e 5 tornare)… che poi se lo beveva il gatto, e se andava a male ci faceva la ricotta.