Sulla libertà di parola

Notte inoltrata, un ragazzo sulla trentina abbastanza muscoloso passeggia con il cane, un incrocio tra boxer e qualcosa di più elegante. Il marciapiede deserto corre tra le macchine parcheggiate e le palazzine di un quartiere poco curato. Degrado che la debole luce gialla dell’illuminazione pubblica nasconde un po’.

Il cane si ferma sull’angolo di un laboratorio di unghie chiuso da chissà quanto, annusa un po’, e fa una pisciatina. Il ragazzone estrae dalla tasca posteriore dei jeans una bottiglietta verde con acqua e qualche detergente, e lo versa su dove il cane ha bagnato. Civiltà! Proseguono. Cinque-sei metri, e il cane nuovamente si ferma, e con lui il padrone, attratto questa volta dall’armadietto grigio della Telecom.

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Direttiva copyright. L’insostenibile leggerezza dell’editore

Direttiva copyright. L’insostenibile leggerezza dell’editore

Di chi è veramente il lavoro non pagato? E chi non paga chi?

Non voglio discutere tutta la direttiva europea sul copyright appena bocciata: è troppo complessa. Voglio solamente ragionare su alcune posizioni a favore della direttiva, espresse dagli editori italiani (Fieg) che sostiene che il copia-incolla, gli snippet, e i link ai loro contenuti gratuiti pubblicati on-line sarebbero un abuso del lavoro altrui.

  1. Tolgano i contenuti gratuiti. Facciano come ha fatto, per esempio, il Manifesto o riviste internazionali come Foreign Affairs, e via. Così, nessuna condivisione non pagata.
  2. Tolgano i bottoni “condividi” dai siti.
  3. Tolgano dai propri siti le API per gli snippet, e i feed RSS per gli aggregatori.

I contenuti gratuiti non li producono gli editori, ma i giornalisti. Pensate che l’editore paghi tante volte il pezzo al giornalista quante viene pubblicato sulle testate del gruppo?
Ovviamente no. 
Se il giornalista scrive, per esempio, per il Piccolo di Trieste, lo pagano per questo, ma poi il pezzo può essere pubblicato anche sul sito, e su N testate e siti del gruppo Gedi a seconda dell’interesse. Il giornalista è però PAGATO IN VISIBILITA’… wow!

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13punti, 13 anni fa (15/01/2005)

13punti, 13 anni fa (15/01/2005)

l’immagine residua del potere
Inaugurazione dell’anno giudiziario 2005

La scena si presenta a strati concentrici: Mondo, Stato, città, cittadini, vigili urbani, polizia, Tribunale, carabinieri, aula della Corte d’Appello. Dentro l’aula, invece, vi è una stratificazione lineare: carabinieri in alta uniforme, giudici, magistrati, avvocati, rappresentanti del governo, CSM, regione, provincie, comuni, alti gradi di polizia, carabinieri, finanza, esercito, politici e illustri locali, professionisti e professori, giornalisti misti ad agenti in borghese, DIGOS, scorte e servizi d’ordine.

Il Presidente della Corte d’Appello ha salutato le istituzioni presenti e ha brevemente introdotto la cerimonia. Ventiquattro minuti dopo, scolandosi a canna un litro d’acqua minerale, ha ceduto la parola al Procuratore Generale. Il magistrato, indossata la toga, ha ringraziato il presidente e ha regolato il microfono. Con una ventina di correzioni successive, durante il solo primo minuto di discorso. I seguenti ventinove minuti li ha trascorsi parlando e tirandosi su la toga che cercava disperatamente di scivolargli dalle spalle per la noia. La parola è poi passata al rappresentante dell’Ordine degli avvocati che ha esordito con una lamentela sull’eccessiva lunghezza del discorso del PM, intervallando gli aggiustamenti del microfono con i recuperi degli occhiali, che a periodi di 39,3 secondi cercavano di scivolargli dal naso. Continua a leggere “13punti, 13 anni fa (15/01/2005)”

Il giornalismo è in stato vegetativo

Il giornalismo è in stato vegetativo

E’ da un po’ che non sono un fan di Mentana, perché non mi piace il suo modo arrogante di trattare collaboratori, colleghi e pubblico. Insomma, se Roberto Burioni se lo può permettere (di essere autoritario) quando dice che “la scienza non è democratica“, il giornalismo è democratico per sua natura e missione.

Quindi invece di rimbalzare come caproni, come fa spesso Mentana su Facebook, chi ha opinioni diverse, anche strampalate, bisogna argomentare le proprie; invece di vincere nelle discussioni, il giornalista deve convincere.

Ciò non toglie che Mentana sia un giornalista acuto e un grande direttore: da lui posso solo imparare. Ha una capacità di chiarezza eccezionale, come dimostra questo video che sintetizza ciò che sostengo sul giornalismo da almeno un decennio.

[ PS. “grazie” a WordPress.com che non permette di inserire dei video con iFrame: siamo nel 2018, Cristo!!! ]

Il giudizio universale unidimensionale

Il giudizio universale unidimensionale

Poteva Trump non stupire anche i suoi sostenitori, dopo che dell’imprevedibilità ha fatto la sua bandiera? Certo che no. E allora perché gli eurotrumpiani si stupiscono? Perché ragionano unidimensionalmente.

Buono o cattivo. Pro-Putin o anti-putin. Nostro o terrorista. Chiamatelo estremismo, massimalismo, radicalismo o come volete, ma la caratteristica delle menti deboli è che, essendo troppo difficile ragionare in un mondo complesso, riducono ogni questione a una sola dimensione — di qua o di là — e con i loro mazzetti di giudizi unidimensionali credono (cercano) di capire l’Universo.

Trump è amico di Putin. Putin è l’unico che combatte contro il terrorismo. Assad è l’unico che combatte contro l’ISIS. L’Unione Europea è un fallimento. La Brexit salverà il Regno Unito. ecc. ecc. ecc. Sono tra le frasi più semplici che si possano concepire in una lingua (“A è B”), e per questo sono efficaci nella comunicazione, ma nello stesso tempo sono talmente semplificatorie da non corrispondere affatto alla realtà. Continua a leggere “Il giudizio universale unidimensionale”

Il cazzotto del Papa e l’assolutismo della libertà

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Se un anarchico e ateo come me finisce per difendere il Papa, vuol dire che siamo veramente alla frutta.

Precedente: in una intervista informale Papa Francesco ha detto che uccidere per religione è un abominio, ma se qualcuno “dice una parolaccia contro mia mamma, si aspetta un pugno”.

Le parole sono state interpretate come “se offendi la mia fede, aspettati delle conseguenze”. Il riferimento era sia all’Islam sia al Cattolicesimo, in sostanza il Papa più IN della storia si è messo a difesa di tutte le fedi. Un straordinario gesto ecumenico in cui Bergoglio pone sullo stesso livello la dignità di tutte le religioni.

Contrariamente, il mancato “porgi l’altra guancia” ha stupito i critici, che vedono nelle parole papali una svolta conservatrice di un pontificato sinora molto liberale, democratico e al passo con i tempi. Continua a leggere “Il cazzotto del Papa e l’assolutismo della libertà”

Difendere la libertà di espressione con le bugie, non funziona!

verite

Nel momento in cui tutti ci levavamo in difesa della libertà di satira ed espressione, mentre morivano i dipendenti del Charlie Hebdo, e i clienti del Casher, moriva nuovamente la verità, moriva il giornalismo. A ucciderlo gli stesi organi di informazione e le autorità, che hanno diffuso notizie false.

Si è parlato da subito di tre attentatori al Charlie. Sono saltati fuori tre identità, e tre carte di identità sono state pubblicate… “perse dagli attentatori in automobile”. Uno di questi era un diciottenne che al momento del fatto era a scuola. “Ah, sarà un omonimo”. E la sua carta d’identità trovata in auto e pubblicata? “No, solo una carta d’identità è stata trovata in auto”. Allora da dove è saltata fuori e perché è stata data in pasto dei media l’identità del diciottenne, quando poi neppure c’era il terzo attentatore? Continua a leggere “Difendere la libertà di espressione con le bugie, non funziona!”

Sono le previsioni a determinare le condizioni meteo!

Sono le previsioni a determinare le condizioni meteo!

Da anni insisto a condurre una battaglia persa contro i meteo-giornalisti. Ora mi chiedo a cosa servono, perché vengono fatte le “pagine meteo” sui media. E l’unica risposta che mi viene è: per determinare le condizioni meteo.

Per esempio. Le Tv in Croazia, ogni volta che inizia a soffiare lo scirocco, che porta anche pioggia, parte la manfrina secondo cui “la gente è nervosa a causa dello scirocco”. I giornalisti si scatenano con il microfono a chiedere alla gente quanto è nervosa  “a causa dello scirocco” e poco importa se la gente risponde “ma, insomma, io sto bene”: “Le persone sono nervose!!!”

Dopo un paio di mesi di queste cavolate uno, non meteoropatico, volendo o non volendo si innervosisce. Così quando sta per arrivare lo scirocco, uno comincia a pascolare valeriana, perché sa che grazie ai giornalisti sarà un periodo duro!

Italia. Ci bombardano con il “vortice polare”, il “blizard blast”… negli Usa. Immagini di poveri cowboy con la sella congelata, i vigili del fuoco che si riscaldano sugli incendi invece di spegnerli. In Svezia interi banchi di pesce surgelati all’istante, una rana che è saltata fuori dall’acqua, e mentre era in volo il lago è ghiacciato e il povero anfibio c’ha sbattuto il muso, congelando all’istante. In Siberia fa freddo (NOOOO!!!), gli orsi polari bevono vodka per scaldarsi.

Risultato: all’Ipercoop di Trieste compaiono in offerta le pale per la neve. Ma Santiddio!!! qua ci sono 15° C, di neve neppure se finta, e comunque nella Città della Bora non ha mai attecchito per oltre 5 cm! E la cosa più tragica è che la gente compra le pale da neve “perché non si sa mai, piuttosto che rimanere bloccato in casa…”

D’estate in vece per ogni volta che si superano i 27° C è “emergenza caldo”, “bolla d’aria africana”, “Caronte”, “Satana”, “Conan il Barbaro”… e si invita a bagnare i nonni come balene spiaggiare, a metterli nei frighi dei supermercati, a bere cisterne d’acqua, mangiare tonnellate di frutta. Dai e dai, un comincia a sentire caldo solamente perché ne fanno una notizia. E soffre: “Un tale caldo non si è visto in Tv negli ultimi 50 anni!”.

Ecco a cosa servono oggi le previsioni del tempo: a dettare le condizioni meteo, non a prevederle.

LIBERTA’ vs ORDINE – 1:0

rispettivamente “di informazione” e “dei Giornalisti”

La sentenza della cassazione mette in riga chi vuole mantenere o creare una zona di esclusività favorevole ai giornalisti nell’ambito dell’informazione (si veda il caso di cui ho scritto precedentemente). Questa volta le parole sono chiare: i siti internet e i blog non devono registrarsi come testate giornalistiche, se non vogliono accedere al finanziamento pubblico all’editoria.

Sembra quasi ovvio nel 2012, ma non lo è per niente. Finché la legge non sarà messa al passo delle nuove tecnologie e dell’evoluzione che queste provocano nella società, potremmo ancora avere casi in cui a chi scrive un trafiletto sul calcio su un sito di amici, magari dando puntuali aggiornamenti via Twitter, venga contestato l’abuso di professione giornalistica.

Secondo me, più che legiferare, bisognerebbe de-legiferare in materia di stampa e informazione, mantenendo solo la normativa su questioni tecniche-tecnologiche. E sarebbe ora di eliminare il finanziamento pubblico all’editoria privata e commerciale.

FNSI – Assostampa FVG

Per i notiziari web e per i blog diffusi su internet non c’è alcun obbligo di registrazione al Tribunale come testata giornalistica: ciò è necessario solo se intendono chiedere il finanziamento pubblico previsto dalla legge sull’editoria. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza di assoluzione del giornalista e saggista Carlo Ruta, autore di un blog che era stato condannato per il reato di stampa clandestina. Il punto è chiarito dalla motivazione della sentenza, appena pubblicata. Nel 2008 e poi nel 2011, in appello, la condanna di Ruta aveva suscitato apprensione e proteste nel mondo del web. La questione è stata ora chiarita in senso generale, perché la sentenza con la quale la III Sezione penale della Corte di Cassazione , il 10 maggio 2012, ha assolto con formula piena «il fatto non sussiste» il saggista Carlo Ruta, farà giurisprudenza. Questi i punti essenziali. La Corte ha definito il blog «Accadde in Sicilia» un «giornale telematico di informazione civile» e ha aggiunto che esso «non rispecchia le due condizioni ritenute essenziali ai fini della sussistenza del prodotto stampa come definito dall’art. 1 L. 47/1948 (Legge sulla stampa, ndr), in quanto per esserlo dovrebbero esserci i seguenti requisiti: «un’attività di riproduzione tipografica; la destinazione alla pubblicazione del risultato di tale attività». Carlo Ruta ha sottolineato il valore generale della sentenza che, a suo avviso, «susciterà sconcerto negli ambienti che mirano a limitare la libertà sul web, perché è difficile che ne sfuggano le implicazioni e il valore democratico che spero si traducano in una legge». L’avvocato Giuseppe Arnone, che ha assistito Ruta, ha commentato: «Questa sentenza, motivata con chiarezza ed essenzialità, è un fatto di portata straordinaria. Abbiamo ottenuto un risultato enorme per la libertà d’informazione, che è un cardine della democrazia. Ora siamo più liberi e internet è riconosciuto come strumento fondamentale per un esercizio maturo dei diritti d’informazione e di espressione».

Cerco lavoro

…qualsiasi, purché onesto e onestamente pagato


So che di questi tempi chiedo troppo, ma non ho altra scelta: sono disoccupato.

La professione e la professionalità accumulata in questi 11 anni purtroppo non ha più mercato (e dico mercato, non necessità), quindi il giornalismo per me deve essere declassato a hobby, piacere personale, tempo libero. Anche se ora, in questo preciso momento, non associo un sentimento di piacere al lavoro giornalistico. Forse è più passione, in senso cristico del termine. Ma passerà.

Mi ritornano in mente i consigli di qualche anno fa di colleghi anziani e qualche sindacalista: “Milos, trovati un lavoro serio e fai il giornalista per piacere”. Mio padre: “Vai in politica”. Eh… avessi dato loro retta allora. Invece ho deciso di essere Milos. Ed eccomi qua… sempre Milos.