La post-verità è figlia dello storytelling pubblicitario

La post-verità è figlia dello storytelling pubblicitario
  • Siete su una spiaggia bellissima, spruzzate sul vostro torso virile un deodorane, e un’orda di donne in calore vi assalta cercando di accoppiarsi con voi.
  • Siete al volante del vostro SUV e sentite tra le mani la potenza animale del motore, mentre sfrecciate liberi a tutta velocità nella savana.
  • Guidate una utilitaria su una costiera dove ha appena spiovuto, e in un crescendo musicale vi mettete a gridare come matte in un’esplosione di gioia.
  • Vi svegliate in una casa bellissima con vista su un prato, avete preparato la colazione con cose buonissime e genuine, scendono un marito bello e figli bellissimi, e in fretta ingurgitano la merendina che avete loro servito, e scappano a lavoro/scuola.
  • Avete salvato un cavallo bloccato nella neve sfidando i pericoli della montagna, e ora è il momento di premiarsi con un bicchiere di amaro al caldo davanti al caminetto, insieme ai compagni d’avventura.

Questi quattro esempi di pubblicità reali sono esempi di storytelling pubblicitario che si usano da molto tempo soprattutto in televisione. Molti si ricorderanno del programma “La notte dei pubblivori” (iniziato nel 1981), ore di pubblicità digerite e analizzate da noi studenti di comunicazione, come esempi di storytelling (anche se allora non lo chiamavamo così).

Come funziona la pubblicità? Molto grossolanamente: si crea un mondo possibile, ottimale, o fantastico, fortemente desiderabile dallo spettatore; gli si fa provare un’emozione piacevole; il mondo e l’emozione però contengono in bella vista prodotto pubblicizzato, l’unico elemento materialmente accessibile allo spettatore, che lo acquisterà cercando di rivivere l’emozione provata grazie alla pubblicità. Continua a leggere “La post-verità è figlia dello storytelling pubblicitario”

Pubblicità

Come sopravvivere al Post-Truth Stress Disorder

Come sopravvivere al Post-Truth Stress Disorder

Active Defence Netiquette
Netiquette di Difesa Attiva
– bozza 1 –

Questo testo è pensato per stimolare e costruire la prassi per una risposta attiva a numerose molestie che subiamo quotidianamente sulla Rete. Le azioni suggerite si basano, appunto, sull’azione, non sulla protezione passiva offerta da filtri anti-spam, anti-virus e così via, che sono comunque utili.

1. E-mail indesiderate

Problema:
Capita che, aggirando ogni filtro anti-spam, qualche nostro/a conoscente ci invii periodicamente cose che lui/lei reputa curiose, divertenti, importanti da condividere… ma del tutto fuori luogo, perché si tratta magari della nostra casella di lavoro.
Soluzione:
Rimandare al mittente la mail ricevuta e aggiungere il mittente alla spam creando un filtro apposito. Quando la sua casella verrà puntualmente intasata da decine di mail restituitegli dai destinatari, forse capirà che non è il caso di insistere.
Se non basta:
Attivare il blocco dell’indirizzo, e farglielo sapere o comunicarlo a voce. Non che «se non smette», verrà bloccato, ma che è già stato bloccato. Se quella è la sua mail di lavoro, beh, ora è un problema suo.

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Come mangeremo domani? – III

Come mangeremo domani? – III

Ci hanno provato gli svizzeri con il referendum sul “reddito di cittadinanza”, al cui la maggioranza ha detto ‘NO’. Ma almeno hanno sollevato la questione.

Il referendum promosso da un imprenditore di Basilea, Daniel Hani, e appoggiato da sindacati e altri imprenditori del ICT, si è proposto di introdurre il “reddito di cittadinanza” o meglio “reddito base universale” di 2500 franchi svizzeri per tutti.

La premessa per questa proposta, che qualcuno chiama “soldi in cambio di nulla”, è che grazie alla robotizzazione della produzione ai cittadini prima o poi rimarrà esattamente NULLA per poter conquistarsi un reddito. Grazie ai servizi dei robot e alle fabbriche automatizzate, li lavoro umano non ha più valore: la forza lavoro è sostituita dai mezzi di produzione intelligenti. Continua a leggere “Come mangeremo domani? – III”

Post referendum chill

Meno male che è fallito questo referendum sulle trivelle! Ma non per le trivelle…

Dalle reazioni indignate e disgustate di molti che hanno votato SÌ, espresse dopo i risultati, è chiaro che non hanno capito il merito di cosa stavano votando, né hanno capito il basilare meccanismo del referendum abrogativo, e tanto meno gli elementari principi della democrazia.

1. Il referendum NON era fatto per salvare il mare, l’ambiente, le spiagge, il turismo, le fonti rinnovabili, i pinguini, gli orsi polari, l’energia orgonica e la memoria dell’acqua. Chi crede invece di sì, ha qualche problema di comprensione.

2. La legge pone l’onere del quorum del referendum abrogativo sui cittadini che vogliono abrogare una norma, e dà l’opzione del non voto a chi non vuole cambiarla. Solo se i primi sono effettivamente una maggioranza, la norma sarà abolita. Chiarita la regola del gioco, che è uguale per tutti, uno agisce di conseguenza. Si può cambiare la regola? Certamente, ci vuole una riforma costituzionale.

3. Se ci si accorge in fine di essere in minoranza, ciò non significa che tutti gli altri siano idioti. Soprattutto non mi pare che un singolo quesito referendario debba scolpire nella pietra la divisione “noi-voi” tra i cittadini, perché i quesiti referendari NON sono partiti politici con i loro bei bacini di voti.

Se non si capiscono queste tre cose, e si va a votare ugualmente, non si fa il bene della collettività. Sì, tutti abbiamo il diritto di essere ignoranti e cretini, ma se non esercitiamo tale diritto durante il voto, è meglio.

ABC del giornalismo

Il giorno prima di Parigi, 41 persone sono state uccise a Beirut (Libano) in un doppio attentato dell’ISIS contro un quartiere sciita. Oltre 200 i feriti… tutti civili, abitanti del quartiere.

Ne è stata data notizia anche da noi, ma non c’abbiamo fatto molto caso. Io per primo…
Come giornalista lo posso capire, ho chiare le “leggi della notiziabilità” che governano il valore e il successo di una notizia. Come cittadino non lo capisco, e non voglio accettare che esistano umani di categoria A (occidentali), B (Est Europa), C (Asia), D (Africa), …Z (rom).

Non è per criticare qualcuno e contrapporre i morti “loro” ai “nostri”. E’ che questa cosa dentro non vuole rimanere. Le vittime innocenti le considero sempre dei “nostri”, stanno dallo stesso lato della bilancia. Dall’altra parte c’è chi uccide persone innocenti (e non combattenti), che considero sempre “terrorista” o per lo meno criminale.

I terroristi continuano a riproporci lo stesso schema omicida, e noi continuiamo a rispondere con lo stesso schema di divisione: A, B, C,…

Fino a quando come cittadini saremo vincolati a questo schema mentale, dubitando delle intenzioni di B, del diritto di vivere di C, dell’umanità di D… ogni “lotta al terrorismo” sarà solo tempo e risorse sprecate, e i terroristi continueranno a colpirci a Baghdad, Beirut, Nairobi, Parigi o New York.

A un secolo dalla follia. No, non ci casco!

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E bravi voi, ve ne state sepolti e ammucchiati lì nelle vostre fosse, negli ossari e nelle trincee ancora da riscoprire. Veramente bravi, bel esempio di sacrificio per la Patria.

Fessi, ecco cosa siete e cosa eravate! Fessi!!! Miseri, siete andati a morire come caproni, ma per chi? per cosa? Non lo sapevate, ma ci siete andati. Per il Re e la Patria, ecco, per la Bandiera e l’Onore dei generali che così si potevano bullare con i colleghi dell’altra trincea.

Fessi allora, e quindi ora vi meritate tutti questi onori offertivi da questi babbei con i pennacchi, dalle marionette dei picchetti, dai doppi petti scortati in macchine blu. Sì, proprio questi vampiri, eredi di quelli che vi hanno mandato al macello. Al quale siete andati malvolentieri, ma ci siete andati senza ribellarvi. Continua a leggere “A un secolo dalla follia. No, non ci casco!”

Violenza, l’ultimo tassello dei diritti della donna

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 – Attenzione –
argomentazione estrema, basata sull’idea di “darwinismo sociale” tenuta insieme con la gomma da masticare

Diritti delle donne, parità di genere, sono concetti di cui si discute sempre di più negli ultimi anni. Ma la situazione non è cambiata di molto. Rimane il fatto che i maschi sono sempre in posizione migliore delle donne. E tutti questi appelli sui diritti, alla fine, vengono indirizzati ai maschioni della società perché concedano la parità alle femmine.

Ma non è così che funziona. Un diritto concesso, è un diritto che può essere revocato in un secondo momento. Quando però un diritto viene preso o conquistato, guai a chi lo tocca!

Cosa quindi impedisce alle donne di prendersi i diritti e mantenerli? La violenza degli uomini (uso qui il termine ‘uomo’ in funzione di ‘maschio’). Come contrastare la violenza degli uomini? Beh… dopo 100 anni di attivismo politico, femminista, artistico, Monologhi della Vagina, commissioni parlamentari, conferenze internazionali, Ottomarzi, ecc., l’unica cosa che non si è provata è la violenza delle donne. Continua a leggere “Violenza, l’ultimo tassello dei diritti della donna”

Cose che vorrei NON rincontrare nel 2015

Buoni propositi, speranze, auguri? No, semplici richieste (a Babbo Natale?) perché certe cose rimangano congelate nel 2014.

Nel 2015 vorrei intanto che l’Italia non avesse più un Presidente della Repubblica incapace di esprimersi senza che le sue parole debbano essere interpretate, tra l’altro, con risultati diametralmente opposti. E’ così difficile dire frasi semplici e chiare? Già sto male all’idea dell’ennesimo discorso di Capodanno di Napolitano. Spero che Natalino Balasso faccia il suo video in tempo.

Nel 2015 vorrei non rincontrare più “datori” di lavoro che chiedono ai candidati di essere “fortemente motivati”, “orientati al raggiungimento degli obiettivi”. Lo so, vana speranza, “Coltiva la tua personalità, condividi i tuoi interessi, diventa protagonista” dice il sito dell’Expo Milano 2015. Il resto della pagina è anche peggio. Continua a leggere “Cose che vorrei NON rincontrare nel 2015”

[Eno-gastro-nazi-fascismo] Come si promuove… il territorio

[Eno-gastro-nazi-fascismo] Come si promuove… il territorio
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Questa vetrinetta l’ho incontrata nella Trattoria “Al Blitz” di Ovaro (UD), che si presenta come osteria tipica.Ora, i tipi non mi parevano nazifascisti, e fanno anche discretamente bene da mangiare. Ma mi chiedo perché c’è bisogno di ostentare questa vergognosa collezione?

  • Rappresenta forse la tipicità del territorio? (non so se Turismo FVG sarebbe d’accordo)
  • L’etichetta di Hess, Himmler, Hitler nobilita il vino? (qualche produttore di vino me lo dica!)
  • Funziona con i clienti dell’osteria? (per me esattamente l’opposto, avendole viste prima forse non avrei messo piede nel locale);
  • Attrae i turisti? e quali? (devo portare l’elmetto nel caso li incrociassi?)
  • E’ una provocazione? (wow! Banksy è un pivello!)
  • Una dimostrazione di fede politica? (esticazzi!)

Non lo so! Non è la prima volta che vedo bottiglie del genere in mostra nelle osterie e nei bar.

Come mi stupisco che ancora oggi si venda in edicola il calendario del Duce, in bella vista (mentre si nasconde la pornografia, manco fosse responsabile di crimini contro l’umanità), mi stupisco che queste bottiglie vengono esposte pubblicamente.
 
Che idea si può fare un austriaco o tedesco che vede il vino di Hitler, Goering, Mussolini? Penso che lo vedrebbero come un insulto. E ospiti ebrei, polacchi, olandesi, greci, inglesi o americani? Se ne tornerebbero a casa con l’idea che gli italiani sono pericolosamente nostalgici verso dei regimi che li odiano!
 
Ogni volta questa cosa mi fa girare le palle a mille. Perché è evidente che chi espone questi oggetti (attenzione, questo non è antiquariato!) non si rende conto di chi erano i personaggi di cui si bullano. E quale mondo avevano cercato di realizzare.