Se NON volete capire il terrorismo, ignorate questo

*** originariamente pubblicato sulla fu Newsagenda.it il 10/1/2015

Ci hanno dichiarato una guerra santa! Hanno attaccato la nostra libertà di parola! Sono delle bestie primitive! L’Islam è geloso dell’Occidente e vuole distruggerlo!

Se viviamo il terrorismo di matrice islamica solo attraverso la piattezza temporale della cronaca giornalistica, non andremo mai oltre a dichiarazioni simili. Se NON vogliamo capire, questa è la strada.

Ma perché fermarsi qui? Ci sono altre cose importanti che merita NON capire.Per esempio il rapporto della Francia con Africa e Medio Oriente, la sua storia coloniale. In particolare bisogna ignorare i suo rapporto con l’Algeria, da dove sono originari i cittadini francesi di religione islamica, e la sua guerra d’indipendenza. Meglio quindi non vedere neppure il film La battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo.

Continua a leggere “Se NON volete capire il terrorismo, ignorate questo”
Pubblicità

Direttiva copyright. L’insostenibile leggerezza dell’editore

Direttiva copyright. L’insostenibile leggerezza dell’editore

Di chi è veramente il lavoro non pagato? E chi non paga chi?

Non voglio discutere tutta la direttiva europea sul copyright appena bocciata: è troppo complessa. Voglio solamente ragionare su alcune posizioni a favore della direttiva, espresse dagli editori italiani (Fieg) che sostiene che il copia-incolla, gli snippet, e i link ai loro contenuti gratuiti pubblicati on-line sarebbero un abuso del lavoro altrui.

  1. Tolgano i contenuti gratuiti. Facciano come ha fatto, per esempio, il Manifesto o riviste internazionali come Foreign Affairs, e via. Così, nessuna condivisione non pagata.
  2. Tolgano i bottoni “condividi” dai siti.
  3. Tolgano dai propri siti le API per gli snippet, e i feed RSS per gli aggregatori.

I contenuti gratuiti non li producono gli editori, ma i giornalisti. Pensate che l’editore paghi tante volte il pezzo al giornalista quante viene pubblicato sulle testate del gruppo?
Ovviamente no. 
Se il giornalista scrive, per esempio, per il Piccolo di Trieste, lo pagano per questo, ma poi il pezzo può essere pubblicato anche sul sito, e su N testate e siti del gruppo Gedi a seconda dell’interesse. Il giornalista è però PAGATO IN VISIBILITA’… wow!

Continua a leggere “Direttiva copyright. L’insostenibile leggerezza dell’editore”

Il giornalismo è in stato vegetativo

Il giornalismo è in stato vegetativo

E’ da un po’ che non sono un fan di Mentana, perché non mi piace il suo modo arrogante di trattare collaboratori, colleghi e pubblico. Insomma, se Roberto Burioni se lo può permettere (di essere autoritario) quando dice che “la scienza non è democratica“, il giornalismo è democratico per sua natura e missione.

Quindi invece di rimbalzare come caproni, come fa spesso Mentana su Facebook, chi ha opinioni diverse, anche strampalate, bisogna argomentare le proprie; invece di vincere nelle discussioni, il giornalista deve convincere.

Ciò non toglie che Mentana sia un giornalista acuto e un grande direttore: da lui posso solo imparare. Ha una capacità di chiarezza eccezionale, come dimostra questo video che sintetizza ciò che sostengo sul giornalismo da almeno un decennio.

[ PS. “grazie” a WordPress.com che non permette di inserire dei video con iFrame: siamo nel 2018, Cristo!!! ]

#receptionism

#receptionism

I più grandi monologhi tedeschi iniziano con “Eine frage”
— miloz (2017)

Il tempo di capire che una persona sta cercando di comunicare con me, e la signora è già alla ristampa della seconda edizione. Dopo dodici minuti, in cui cercavo di interrompere la raffica agitando braccia, fogli e stracci bianchi in segno resa come un soldato francese inchiodato da una MG34, la signora, fortunatamente ignara della tecnica della respirazione circolare, fa per prendere aria. Piazzo un piede nella porta, e irrompo con uno spietato “Can you please explain in English?”. Panico, “Nein”.
Italiano? “Nein”.
Hrvatski, slovenski, česki? “Nein”.
Butto lì un temerario по русски. “Nein”.
中文? “Nein”.
JAVA, python? “Nein”.
Niente, deraglio la signora verso il mio collega di madrelingua tedesca, e torno a trascrivere le password del wifi. Che poi scoprirò essere nomi e cognomi di ospiti polacchi. (Cmq. con ‘grzeskiewicz’ mi ero connesso…).

Altri dodici minuti dopo, la signora abbandona soddisfatta la reception manco avesse ottenuto il controllo dell’Alsazia, e ovviamente lasciando la porta aperta. Modo suo per contribuire alla riduzione del riscaldamento globale, visto che la reception è climatizzata. “Madonna, quanto sono complicati i tedeschi”, commenta il mio collega. Cosa voleva? chiedo. “Sapere a che ora deve abbandonare la stanza”. Zehn uhr, KRISHTO, zehn uhr… lo sapevo!!!

Come mangeremo domani? – VI

Come mangeremo domani? – VI

La questione della produzione automatizzata è oramai entrata, prepotentemente, nell’ambito del discorso economico “mainstream”. Ma sono ancora poche idee per qualche soluzione praticabile.

Fino pochi mesi fa il giornale della Confindustria dava ampio spazio all’iniziativa “Industria 4.0”. Ora, chissà se per colpa delle condizioni non splendide in cui si trova Il Sole 24 ORE, si parla più dei probabili effetti nefasti sulla coesione sociale dell’automazione industriale, che certamente provocherebbe una perdita inappellabile dei posti di lavoro e del reddito per una grandissima parte della popolazione. Continua a leggere “Come mangeremo domani? – VI”

Come mangeremo domani? – V

Come mangeremo domani? – V

da: Punto Informatico

Gates: i robot-operai devono essere tassati

Il fondatore di Microsoft propone una tassazione per i dipendenti di ferro e chip. Analoga a quella dei lavoratori in carne ossa. Per gestire al meglio la transizione

Roma – I robot “rubano” il lavoro agli esseri umani? Almeno tassiamoli. È questo il pensiero espresso da Bill Gates durante una recente intervista. Si tratta di un approccio curioso alla tecnologia ma che potrebbe effettivamente avere risvolti positivi tanto per le aziende che per i lavoratori. Grazie ad una tassazione dei robot a carico dei possessori o dei produttori si innescherebbe un meccanismo di recupero di fondi, utili per essere impiegati per sopperire alla riduzione di posti di lavoro finanziando attività di welfare e incentivando la riconversione dei lavoratori verso mansioni differenti. Si pensi ad esempio alle professioni assistenziali a favore di bambini, anziani o meno abbienti: in questo caso il ruolo umano oltre ad essere riconosciuto è anche fondamentale. Continua a leggere “Come mangeremo domani? – V”

Come mangeremo domani? – IV

Come mangeremo domani? – IV

Certe cose dobbiamo, però, capirle invece di blaterale a vuoto di politica, anti-politica, liberismo, socialdemocrazia, destra, sinistra, ca**i e mazzi

  1. Dobbiamo capire che la politica si fa con i soldi, non con belle parole e men che meno con intenzioni nobili.
  2. Dobbiamo capire che i soldi per la politica si creano riempiendo la cassa con tasse sul lavoro, attività produttive e commercio.
  3. Dobbiamo capire che, se la produzione e i servizi vanno all’estero perché lì il lavoro costa meno, nel paese non ci sono più né imprese, né lavoro da tassare per riempire la cassa.
  4. Dobbiamo capire che i tagli alla sanità, all’educazione e alle pensioni NON riempiono la cassa.

Quindi, un buon politico, prima di promettere lavoro, strade pulite, scuole nuove, menotassepertutti, uscite dall’euro, politiche monetarie, legalizzazioni della marijuana, satelliti, Tav e ponti di Messina, dovrebbe – prima di tutto, ma veramente prima di tutto – trovare il modo di riportare imprese, fabbriche, call-center, cantieri, studi di design, centri di ricerca, acciaierie, petrolchimici, all’interno dei confini dello stato, per poter riempire la cassa che gli serve per poter fare politica. Continua a leggere “Come mangeremo domani? – IV”

Come mangeremo domani? – III

Come mangeremo domani? – III

Ci hanno provato gli svizzeri con il referendum sul “reddito di cittadinanza”, al cui la maggioranza ha detto ‘NO’. Ma almeno hanno sollevato la questione.

Il referendum promosso da un imprenditore di Basilea, Daniel Hani, e appoggiato da sindacati e altri imprenditori del ICT, si è proposto di introdurre il “reddito di cittadinanza” o meglio “reddito base universale” di 2500 franchi svizzeri per tutti.

La premessa per questa proposta, che qualcuno chiama “soldi in cambio di nulla”, è che grazie alla robotizzazione della produzione ai cittadini prima o poi rimarrà esattamente NULLA per poter conquistarsi un reddito. Grazie ai servizi dei robot e alle fabbriche automatizzate, li lavoro umano non ha più valore: la forza lavoro è sostituita dai mezzi di produzione intelligenti. Continua a leggere “Come mangeremo domani? – III”