
…sì, parliamo di moto
Premessa: sono un “ordinario” possessore e guidatore di motocicletta, quindi pienamente titolato a esprimere opinioni sul mondo del motociclismo in generale.
“Ho in garage ferma da decenni la Bmw R45 di mio papà. La trasformo in una cafe racer!”. “La Shadow del ’97 l’ho customizzata per 10mila euro, ora la vendo”. “Mi è nata una figlia, la chiamerò ‘Scrambler'”.
Sono cose che si sentono sovente nella motosfera, un mondo dominato dall’apparire, non certo da comportamenti dettati dalla ragione. Così una persona che oggi vuole prendere una moto per usarla come mezzo di trasporto, senza dover vendere un rene, butta un occhio nel mercato dell’usato, e… all’istante viene sommersa di offerte di cafe racer, custom e scrambler. E se non usa un minimo di coscienza, rischia di fare un errore. Questi tipi di moto sono idee spesso belle e stilose, non dico di no (sono un amante del tipo ‘classic’), ma non sono quello che promettono. Ecco perché.
CAFE RACER – Sono moto da corsa (clandestina) autocostruite, quando le moto da corsa non erano ancora disponibili al pubblico. Non sono moto comode da guidare, per guadagnare potenza spesso i motori vengono elaborati e diventano “nervosi”, così come i telai che… vatti a fidare di come si piegano sotto stress, e raramente hanno parafanghi (quindi quello che c’è per strada ve lo ritrovate addosso). E poi, la targa, dove la mettiamo? Nel mondo dell’usato, una cafe racer spesso nasconde vecchie moto che non vanno più molto bene, hanno problemi, però hanno un bell’aspetto (spesso anche no). Se vogliamo rimanere nel “funzionale”, quello che una volta erano le cafe racer, oggi sarebbero le “naked”, le “muscle bike”, oltre al fatto che ci sono le “sportive” che corrono. Se vogliamo la “figaggine”, una cafe usata andrà bene per farci le foto, i video blog, mentre una “retro-new” è forse più adatta da guidare ma non sarà mai ciò che dovrebbe essere: una bestia da corsa.
SCRAMBLER – Sono moto da fuoristrada autocostruite, quando ancora non c’erano le cross/enduro. Oggi sono stilose come le cafe, e altrettanto poco funzionali. Rare le eccezioni, come la Ducati che è una vera scrambler “retro-new”. Il punto è, quanti di noi effettivamente vanno fuoristrada? E con quale moto? Sicuramente non con pezzi unici, restaurati, customizzati o con moto da 25mila euro (ogni riferimento alle Bmw GS è puramente… corretto). Quindi via di “figaggine” come le cafe, e anche qui, la guideremo in città, un po’ scomodi, e sporcandoci più del dovuto.

CUSTOM – Sarebbero le “cruiser”, secondo la terminologia americana, ma personalizzate. Sono le più “sincere” e funzionali della terna di cui parlo perché fanno ciò che dicono: devono essere stilose e macinare chilometri senza troppa fretta. Però proprio la personalizzazione è il punto forte e il punto debole contemporaneamente. Forte, se la modifichiamo per/secondo i nostri gusti; debole, quando dobbiamo rifilarla/venderla a qualcuno. Per la vendita non contano le migliaia di euro che negli anni ci abbiamo messo su… ammenoché non l’abbia modificata Pininfarina in persona, e anche in questo caso vale la regola degli stivali: stanno comodi a chi li ha portati. Contano invece i chilometri e… i pezzi originali. Quindi la cosa migliore è pretendere l’aspetto originale (tra l’altro le VN, le Shadow, le Intruder, le Harley, sono già belle come mamma le ha fatte), per poi personalizzarle eventualmente secondo i nostri gusti.
Quindi, se siete alla ricerca di moto funzionali, considerate bene qual è la loro funzione nel mondo in cui viviamo. E comprate uno scooter. SCHERZO!!! Prendete quello che vi rende più felici, finché esistono ancora le moto, ovvero prima che l’industria della mobilità a batterie non le trasformi in cicciottissime bici elettriche.