DECARBONIZZAZIONE. SERIOUSLY?
Ricattati dal Cremlino, ostaggi dell’ambientalismo ideologico

Nella mappa qui sopra, il giallo della Germania a breve si farà un po’ più scuro. Il Paese inaugura infatti il 2022 con un passo indietro nel processo di decarbonizzazione, con lo spegnimento di tre centrali nucleari, affidandosi così soprattutto alla produzione elettrica da eolico, carbone e gas. Gas che viene importato dalla Russia. Paese che tanto amico della democrazia Ue non è, e che -insieme alla propaganda destro-sovranista e alla disinformazione- usa l’argomento gas come arma in questioni geopolitiche con l’Occidente e la Nato (Ucraina).
L’anno nuovo inizia per noi con un tremendo rincaro della bolletta gas e luce, 40-50% in più almeno fino ad aprile. Eppure nel discorso pubblico in Italia ogni accenno all’opportunità del ritorno alle centrali nucleari (a fissione) viene puntualmente accolto con la saracinesca mentale abbassata. Una chiusura ideologica da parte di ambientalisti che pure vogliono la decarbonizzazione. Ma con cosa, con fonti fossili?
L’Italia ha detto NO al nucleare dopo Chernobyl nel referendum del ’87, la Germania lo ha deciso senza referendum dopo Fukushima nel 2011, scelte entrambe fatte sull’onda emotiva (soldi facili per la politica). Dall’altra parte l’introduzione delle fonti alternative fotovoltaiche ed eoliche sinora è stata fatta su entusiasmi ecologici ingenui (non basta dire “green” perché sia “green”), approssimazioni tecnologiche (ancora adesso un pannello fotovoltaico non recupererà mai l’inquinamento necessario per produrlo), e maliziosa avidità verso contributi pubblici (ci ha lucrato anche la criminalità). Risultato: si sono installati negli anni impianti estremamente impattanti per l’ambiente, con un grande potenziale di produzione sulla carta, però produce sempre con una piccola frazione della potenza installata, e a intermittenza (col buio e senza vento… stop). Quindi sono impianti che difficilmente stanno in piedi da soli dal punto di vista economico.
Non c’è dubbio però che le fonti rinnovabili siano il futuro, siano necessarie, benvenute e che siano principalmente proprio queste. Altrettanto sicuro è che per la “transizione” dalle fossili alle rinnovabili ci vuole una fonte di energia di supporto, già disponibile, abbondante, affidabile, (dis)attivabile in tempi rapidi, che non costi uno sproposito e che non inquini troppo. Questa è il gas, per l’Italia, ed è una fonte fossile in mano a Paesi non sempre affidabili o amichevoli (Russia, Libia, Egitto, Asia centrale). In alternativa ci sarebbe il nucleare, che ha lo svantaggio di essere poco popolare, ma il vantaggio di essere tecnologicamente maturo/avanzato (reattori Epr), molto “indipendente”, controllato da organismi internazionali e a emissioni zero. Quindi più vicino al traguardo decarbonizzazione. I Paesi energicamente più verdi in Europa infatti si affidano tanto al nucleare: Svezia, Francia, Belgio, Svizzera, Finlandia.
Ora dovremmo pensare un attimo anche all’aspetto politico dell’Unione europea che vogliamo costruire. Politica, non ideologia! Può l’Ue e l’Italia in particolare, dipendere energicamente da Paesi non proprio amici (sicuramente ostili alla democrazia), subire minacce ogni inverno, dover ingoiare rospi diplomatici e geopolitici, per una fonte dalla quale teoricamente vogliamo liberarci (gas fossile)? Non sarebbe forse meglio essere indipendenti energicamente con una fonte a emissioni zero (il nucleare), della quale l’Ue già detiene tecnologie, esperienza, organi di controllo/gestione e strutture per trattare, rigenerare e immagazzinare le tanto temute “scorie” (dai, chiamiamole combustibile esaurito), permettendoci di non subire altrui iniziative e pressioni geopolitiche? Veramente il NO al nucleare, vale il giogo della Russia e una decarbonizzazione molto più lenta? Secondo me no, e mi auguro che nel 2022 si possa iniziare a parlarne seriamente di un ritorno all’atomo.