GIORNATA MONDIALE DEGLI OCEANI

Cambiamo il nome al Pianeta. Chiamiamolo Mare (per un anno)

La superficie del nostro Pianeta è per il 72% acqua. Ma lo chiamiamo Terra. Perché noi ci viviamo sulla terra, e navighiamo sul mare per raggiungere altre terre. Per millenni la superficie del mare era tutto ciò che sapevamo del 72% del nostro mondo. Ora le cose stanno cambiando.

Lo sfruttamento di questa risorsa sta diventando sempre più insostenibile, e contemporaneamente stiamo scoprendo quanto sia in realtà importante per la nostra sopravvivenza. Il mare ci dà il 50% di ossigeno, è la fonte del ciclo di acqua potabile, fonte di cibo. In pratica siamo nel suo ecosistema anche se viviamo sull’Himalaya o nel mezzo del Sahara. Ma con i tempi dell’umanità, la presa di coscienza arriverebbe un paio di minuti DOPO la nostra stessa estinzione.

Ecco la proposta: cambiamo il nome al nostro Pianeta, chiamiamolo Mare. Ma solo per un anno.

L’Onu ha deciso che il decennio 2021-2030 sarà dedicato alla tutela degli oceani. Allora facciamo così, dal 1 gennaio 2021 al 1 gennaio 2022, per 12 mesi, ogni volta quando dovremo dire e scrivere “Terra”, diremo e scriveremo “Mare”. Ovunque, nei documenti ufficiali, nella scienza, nella scuola, nella letteratura, nell’arte, in Tv, in radio, su internet, nella cartografia spaziale, nei documenti economici, nei modi di dire. Per un anno il nostro Pianeta si chiamerà Mare. Se gli extraterrestri improvvisamente non capiranno perché li chiamiamo extramarestri, glielo spiegheremo.

Pensate all’impatto che avrebbe una cosa del genere. Il Covid in confronto è una cavolata. Pensate, tutti i paesi del mondo che si mettono d’accordo su un gesto simbolico, come il cambio temporaneo del nome al nostro mondo, che senso di collegialità e unità ne nascerebbe, un esercizio di disciplina collettiva. Proprio la cosa che ci manca sempre quando dobbiamo affrontare i problemi globali. E qua non si chiede ai Paesi di tagliare le emissioni, ridurre il pescato, non fare la guerra… ma solo di cambiare un nome per 12 mesi, di approvare una convenzione. Insieme dentro, insieme fuori, però intanto insieme si è fatto qualcosa, quindi è possibile.

Pensate l’impatto che avrebbe sui cittadini del mondo. Molti non hanno mai visto il mare, molti non l’hanno mai considerato o lo vedono solo dalla costa, altri sono talmente abituati che neppure lo considerano più. Immaginate dire a tutti noi che il luogo dove viviamo è marginale, perché non è il mare, la parte dominante del Pianeta. Improvvisamente, per osmosi, cominceremo a intuire l’importanza del mare. Almeno ci faremmo la domanda “ma perché hanno cambiato il nome alla Terra!?”, dando il pretesto per lo spiegone.

Immaginate i bambini negli asili e nelle scuole a cui le maestre e i maestri spiegano che per un anno il nostro mondo si chiamerà Mare, per poi rispiegare perché ora è tornata a chiamarsi Terra. Senza accorgersene percepirebbero che certe cose si possono fare, basta mettersi d’accordo. Che ci sono persone prima di loro che hanno deciso insieme alcune cose che valgono per tutti. Che le cose non sono immobili e intoccabili. Anche quelle grandi come il mondo intero. Che i nomi sono importanti ma che sono pur sempre solo parole, mentre quello che conta sono le persone, le cose, il mare, il mettersi d’accordo. Questo rimane, anche se lo chiamiamo diversamente.

Pensate alla scienza, che improvvisamente ha un anno di opportunità con tutti i riflettori addosso per spiegare il perché il mare è importante, e seminare i buoni frutti della ricerca per gli altri 9 anni. A seguire l’economia, l’industria, l’ambientalismo, la politica con messaggi e proposte sempre più profonde ed efficaci semplicemente perché la popolazione è sintonizzata su quel canale. Pensate al business del “Made on planet Sea”, “Il miglior rifugio alpino del Mare” e quanto sarebbero interessanti e preziosi questi prodotti negli anni successivi. E quanto sarebbe “cool” per i soliti anticonformisti poter insistere invece su “Terra”. Pensate a chi vorrebbe mettere su famiglia per poter dire “i nostri figli sono nati su Mare”, e poi raccontarlo agli stessi (con lo spiegone), che a loro volta lo racconterebbero ai propri figli e nipoti (con lo spiegone). Si generano sensibilità generazionali. Pensate allo spettacolo, quanto meglio sarebbe essere una volta Miss o Mister Mare invece che 10 volte Miss o Mister Universo. La coppa del Mare in pallanuoto. Poter fare il giro del Mare, a piedi, a nuoto, in barca, in mongolfiera. “Nel principio Dio creò il Cielo e *il Mare*. E separò la luce dalle tenebre. Secondo Giorno Dio separò le acque sotto il firmamento da quelle di sopra” [e finalmente batte pari].

Pensate quanto improvvisamente, per gioco, il mare riguadagnerebbe la centralità nella vita dell’umanità, sì simbolica, ma anche effettiva perché un anno lascia tracce. Quanto sarebbe bello avere nella memoria, per ogni persona sul Pianeta, il fatto di essere vissuti in due mondi, uno Terra e l’altro Mare, che in fondo sono sempre lì entrambi contemporaneamente, basta pensarlo.

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