l’immagine residua del potere
Inaugurazione dell’anno giudiziario 2005
La scena si presenta a strati concentrici: Mondo, Stato, città, cittadini, vigili urbani, polizia, Tribunale, carabinieri, aula della Corte d’Appello. Dentro l’aula, invece, vi è una stratificazione lineare: carabinieri in alta uniforme, giudici, magistrati, avvocati, rappresentanti del governo, CSM, regione, provincie, comuni, alti gradi di polizia, carabinieri, finanza, esercito, politici e illustri locali, professionisti e professori, giornalisti misti ad agenti in borghese, DIGOS, scorte e servizi d’ordine.
Il Presidente della Corte d’Appello ha salutato le istituzioni presenti e ha brevemente introdotto la cerimonia. Ventiquattro minuti dopo, scolandosi a canna un litro d’acqua minerale, ha ceduto la parola al Procuratore Generale. Il magistrato, indossata la toga, ha ringraziato il presidente e ha regolato il microfono. Con una ventina di correzioni successive, durante il solo primo minuto di discorso. I seguenti ventinove minuti li ha trascorsi parlando e tirandosi su la toga che cercava disperatamente di scivolargli dalle spalle per la noia. La parola è poi passata al rappresentante dell’Ordine degli avvocati che ha esordito con una lamentela sull’eccessiva lunghezza del discorso del PM, intervallando gli aggiustamenti del microfono con i recuperi degli occhiali, che a periodi di 39,3 secondi cercavano di scivolargli dal naso.
Al 27o minuto del monologo avvocatesco, il PM ha chiesto al giudice il diritto di replica, ma non è stato accolto. Ciò ha causato stupore tra le istituzioni e i rappresentanti dell’ANM. Il giudice ha ammonito di fare silenzio o avrebbe fatto sgomberare l’aula, al che i carabinieri in alta uniforme hanno battuto i tacchi, il generale dell’esercito s’è buttato a terra, cinque poliziotti hanno appoggiato il dito sull’auricolare e quattro agenti di scorta si sono alzati mettendo la mano sulla pistola. Una persona ha starnutito e un sms è arrivato. A questo punto, convocando le parti, il Presidente della Corte d’Appello ha concesso una pausa di 15 muniti per far calare la tensione.
Rientrati in aula, visto che dovevano ancora parlare il rappresentante del CSM e quello del Governo, il giudice ha imposto il rito abbreviato per tutti i relatori, creando nuovi brusii tra le file delle istituzioni e dei professionisti. Il rappresentante del CSM non ha voluto patteggiare e ha dichiarato che limitare il tempo al CSM è un attentato agli organi costituzionali, al che i carabinieri in alta uniforme hanno battuto i tacchi, mentre quello in uniforme storica è svenuto, cadendo addosso al Procuratore Generale che, a sua volta, ha urlato all’attentato, facendo scattare in piedi la scorta che giocava a briscola con i giornalisti. A questo punto è balzato in piedi il Sottosegretario alla Giustizia urlando che era troppo, che era ora di finirla con le lungaggini della giustizia.
In un marasma totale il Presidente della Corte d’Appello ha deciso di tagliare la testa al toro. Si è alzato, ha battuto due volte il martello sulla testa del Sostituto Procuratore Aggiunto più vicino, dichiarando solennemente: “Oggi, sabato 15 gennaio 2005, dichiaro ufficialmente aperto l’Anno Giudiziario 1969!”
Sia il PM che i rappresentanti degli avvocati hanno annunciato il ricorso alla Cassazione.
Qualsiasi riferimento a situazioni o persone reali è puramente questione di tempo.