Tanto tanto tempo fa, prima che tutto questo accadesse, anch’io godevo dell’atmosfera delle feste di fine anno. Non si parlava però del Natale, ma di Capodanno.
Sono nato e cresciuto in uno stato socialista e comunista ad auto-gestione sociale – SFR Jugoslavia (1974-1990) – dove le festività religiose non erano granché cagate. Non erano proibite, ma neppure erano considerate festività ufficiali. Io poi non sono stato battezzato (ad ora non posseggo un’anima cristiana), e sin dall’asilo sono stato educato in chiave socialista (socialismo applicato, mica quello di Craxi e Mitterand).
Il risultato è che io non festeggiavo il Natale, ma il Capodanno: a casa e a scuola si addobbava l’albero di Capodanno (!), il Babbo Natale, che in realtà si chiamava Djeda Mraz (Nonno Gelo, o Nonno Inverno), arrivava per Capodanno e portava i doni di Capodanno.
Nonno Inverno, vecchio socialista con la barba degna di Marx o Bakunin, non è che arrivava a casa, scendendo dal camino. Quanti ce l’avevano il camino in casa!? Per assicurarsi che ogni bambino, povero o benestante, avesse il suo regalo (più o meno uguale per tutti!) arrivava a scuola, ma anche nei luoghi di lavoro dei genitori.
Così io incontravo Babbo Natale in fabbrica, dove lavorava mia mamma, e non veniva con la slitta e le renne, ma su un muletto industriale o un trattore. Lo incontravamo tutti insieme, figli di impiegati, operai e dirigenti. E anche dove lavorava mio papà arrivava Babbo Natale, ma io non c’andavo perché era lontano, e quello mi mandava i regali e gli auguri, in sloveno, perché papà lavorava in Slovenia.
Insomma, nessuna corsa al regalo mascherata da menata pseudo-religiosa e nessuna finta e inspiegabile visita notturna a casa da parte del personaggio (per nulla panciuto nella “tradizione” socialista).
E il Natale vero? A casa mia non era una cosa estranea, anche se non lo festeggiavamo (i vicini lo facevano)… lo commemoravamo due volte! Uno cattolico, per i nonni materni, e uno ortodosso che cade due settimane più tardi, per la nonna paterna, e comunque niente regali. Così anche i miei genitori si ricordavano quando erano bambini, e si mangiavano dolci due volte (stesso discorso per la pasqua).
Ora però la cosa è cambiata. La Jugo socialista non c’è più, ci sono tanti disoccupati e non tutti i bambini vanno a scuola. Nonno Inverno è morto, in un incidente sul lavoro o in qualche fossa comune durante le guerre dell’ex Jugoslavia, e a Capodanno non ci viene più. L’albero di Capodanno si è estinto a causa del disboscamento selvaggio e delle piogge acide. Il Natale non lo cago come prima, e mi sta anche un po’ sulle palle. Il Capodanno pure, se non fosse per i deliziosi dolci e piatti di Capodanno che mia mamma e mia sorella continuano a preparare. Via, finché sse magna stamo apposto!