Se un anarchico e ateo come me finisce per difendere il Papa, vuol dire che siamo veramente alla frutta.
Precedente: in una intervista informale Papa Francesco ha detto che uccidere per religione è un abominio, ma se qualcuno “dice una parolaccia contro mia mamma, si aspetta un pugno”.
Le parole sono state interpretate come “se offendi la mia fede, aspettati delle conseguenze”. Il riferimento era sia all’Islam sia al Cattolicesimo, in sostanza il Papa più IN della storia si è messo a difesa di tutte le fedi. Un straordinario gesto ecumenico in cui Bergoglio pone sullo stesso livello la dignità di tutte le religioni.
Contrariamente, il mancato “porgi l’altra guancia” ha stupito i critici, che vedono nelle parole papali una svolta conservatrice di un pontificato sinora molto liberale, democratico e al passo con i tempi.
Usciamo dalla religione, e entriamo in nel giornalismo dove sono decisamente più ferrato. Le libertà di stampa, opinione ed espressione sono i cardini della nostra professione e della società, e ne godiamo tutti. Tutti!
Ma anche con queste libertà si possono compiere ingiustizie, danneggiare persone e fare molto male. Tanto che le leggi, tra cui il Codice penale, definiscono i reati di ingiuria, diffamazione e calunnia (con l’aggravante del “mezzo stampa”), l’obbligo della tutela di minori, malati, indifesi, detenuti, e il comportamento da tenere sull’ampio fronte della privacy.
Quindi già la libertà di cui godiamo contiene il concetto di limite — determinato per legge, quando l’etica viene meno — oltre il quale la stessa diventa prevaricazione, offesa, danno, abuso. Il limite non è eterno e fisso, ma è umano: dipende dalla cultura, dal periodo storico, ecc.
Come giornalista e come cittadino io non posso diffamare o calunniare un’altra persona. E se lo faccio — sarebbe a sua volta un abuso impedirmi di diffamare, vietandomi con la forza di parlare — sarò per questo sanzionato dalla legge. E’ importante quindi distinguere la libertà dall’abuso della stessa libertà. Non siamo liberi di abusare!
Torniamo al Papa. Quando “annuncia” un cazzotto, non sta minacciando di picchiare chi bestemmia, che è un comportamento emotivo personale e momentaneo. Sta dicendo che non si può — in nome della libertà — diffamare e ingiuriare una fede, specie se c’è l’evidente intenzione di voler provocare offesa, dolore, dispiacere.
Ed eccoci al caso delle vignette. Da anni i mussulmani nel mondo ci dicono con più o meno enfasi, animosità o violenza che considerano la PUBBLICAZIONE delle vignette satiriche su Maometto un’offesa. Sapere ciò, e insistere con la loro pubblicazione è quindi un’offesa intenzionale.
Più i mussulmani si incazzano, più le pubblicizzano in nome della libertà di espressione: è una prevaricazione nei loro confronti (per me le vignette sono OK!). Come dovrebbero quindi sentirsi i mussulmani? E soprattuto, stiamo cercando i allacciare o impedire un dialogo con la cultura mussulmana?
Come per le religioni, che si considerano assolute e portatrici uniche della Verità, se innalziamo la LIBERTA’ (in questo caso di espressione) a valore assoluto, a religione, a totem intoccabile e inamovibile, provocheremo una marea di abusi che con quella stessa libertà hanno poco a che fare.
L’assolutismo è il male, che si tratti di religione o di altri valori come la libertà. Mi stupisco come gli stessi che insistono a provocare maliziosamente l’assolutismo islamico (sono più moderati con il Cristianesimo, dove se la prendono con il clero), pecchino di assolutismo libertario: “Io faccio quello che voglio!”
La vita sociale è frutto di compromessi tra ciò che voglio io, e ciò che vogliono gli altri; e il mondo è sempre più piccolo. Quindi anche chi — come me — coltiva l’amore per le libertà di stampa, opinione ed espressione, fregandosene delle religioni, dovrebbe farsi ogni tanto una doccia di relativismo. Così, per non trovarsi a pontificare, tirare cazzotti o qualcosa di peggio a chi ha qualche opinione sgradita sulla nostra libertà.