Il quinto hanno consecutivo della contrazione degli acquisti di regali natalizi ha oramai rivoltato i ruoli economici nel settore.
I Babbi Natale, che fino ad ora erano saldamente radicati nel terziario (servizio domiciliazione regali), ora per sopravvivere stanno scivolando nell’indotto del settore energetico. Sono infatti costretti a trasportare carbone, materia la cui richiesta è esplosa come alternativa al petrolio, per il quale però le slitte dei Babbi Natale non sono attrezzate.
La scomparsa della filiera del regalo ha anche fatto esplodere il precariato prima, e poi la disoccupazione, tra gli elfi. Fenomeno sta diventando un problema sociale, se non di ordine pubblico. Secondo gli economisti a breve potrebbe innescarsi un massiccio fenomeno migratorio di forza lavoro elfica iper-specializzata fuori mercato, quindi di fatto generica a basso e bassissimo costo. Forza lavoro che già non ha mercato in Europa e Nord America.
Per ora l’occupazione delle renne è stabile, ma i sindacati dei trasporti lamentano un notevole peggioramento delle condizioni di lavoro, perdita di benefit e l’esplosione del lavoro straordinario obbligatorio non indennizzato. Tutto a scapito anche della sicurezza sul lavoro.
Ma la nuova attività dei Babbi Natale ha effetti devastanti in un altro settore, quello delle Befane. Sino a pochi anni fa avevano di fatto l’esclusiva nel trasporto del carbone. “Ora – lamenta una Befana – arriviamo all’epifania che il mercato è già saturo di carbone. Noi, che cosa dobbiamo fare?”.
Qualcosa possono fare, in realtà, anche le Befane: portare via i bambini. Lo sostiene il Dipartimento per le politiche della Famiglia, secondo cui così si potrebbe aumentare la produttività delle famiglie e si preserverebbe il potere d’acquisto delle stesse.